La fine del mondo (si ma in Nuova Zelanda sono vivi, ancora)

Sandra Noble – intellettuale e studiosa delle civiltà mesoamericane, stimata in tutto il mondo – dice “Rendere il 21 dicembre 2012 come un Giorno del giudizio o un momento di cambiamento cosmico è una completa invenzione e una possibilità per molte persone di fare profitto”
Stamattina R. era al supermercato a fare spesa “forse l’ultima” mi fa.

A ‘sto punto meglio chi sta a Nizza a trombare. Sono in 500, dicono.
Se avete gusti vari, del tipo “ndo cojo cojo”, andate.

Evvai

Scilipoti: «Io non resto certo disoccupato. Torno a fare il medico. Sono ginecologo, ostetrico, oncologo clinico, agopuntore, specializzato in fisioterapia, fisiopatologia della cervice e moxibustione. Come sarebbe, cos’è? La terapia del calore. Ho un mestiere, io»
(per intero qui http://www.corriere.it/politica/12_dicembre_14/deputati_f810050c-45b7-11e2-9abc-e1073f0961e6.shtml)
Qualcuna ha voglia di farsi toccare la patata da Scilipoti? no, davvero, c’è qualcuna?!

No violence against women.

Un mese fa davanti a “Le tentazioni di Sant’Antonio” di Domenico Morelli, che è in collezione alla Galleria Nazionale di Roma, un amico mi disse “eccolo lì, sono 3000 anni che la donna viene considerata come una puttana, tentatrice”. Gli ho ringhiato contro, come mio solito, perché quel quadro mi ricorda cose dolcissime dei tempi dell’università. Ho provato anche a replicare, ma non avevo buone teorie.

Ieri poi ho aperto il Corriere della Sera e mi sono trovata di fronte alle facce delle 115 donne ammazzate nell’ultimo anno. Pallini verdi e rossi distinguevano chi era stata uccisa dal compagno/marito/padre, chi per eventi accidentali.
Ma sono 115. Madri, sorelle, giovani, meno giovani. Uccise sempre in maniera violenta, sgozzate da fidanzati, con proiettili che sono sempre in numero maggiore di tre. Mi è tornata in mente quella scena davanti a Morelli.
E le idee sono arrivate in fretta.
Penso che solo nel 1981 l’Italia ha tolto dal Codice penale l’articolo 587 che diceva sostanzialmente questo “Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.”

Noi donne sembriamo sempre sotto tutela, passate dal padre al marito, come persone incapaci. I posti “decisionali” sono sempre pochi, anche quando occupati, sembrano appartenere a due categorie: le bellone e le donne sempre un po’ sciupate, mascoline, un po’ bruttine.
La donna media, pare non esistere.
In Italia ci sono ancora posti dove la donna non è nemmeno considerata pensante, anzi, la donna è un puro strumento buono per figliare. In Italia si pratica l’infibulazione fra le piccole immigrate. In Italia la donna è buona per fare porno, fare figli, fare la suora, fare la madre, essere uccisa.

Queste uccisioni – che il termine femminicidio specifica ma isola, le ghettizza, è una parola che specifica un genere ma è brutto quanto almeno il crimine che indica – sono quasi giustificate. Gli uomini si sentono traditi, lasciati, morti dentro, arrivano a non elaborare un abbandono e uccidono, come a prendere possesso di quel corpo. Qualcosa che sta solo sopra allo strupro. Prendere con forza qualcosa che non ti appartiene:una donna.
E l’impunibilità successiva è disarmante.
Per un periodo la stampa non ha fatto altro che parlare di queste donne uccise. Era la moda giornalistica del momento. L’opinione pubblica si indigna, compaiono fiocchi rosa sulle giacche, sui profili di Facebook poi… niente.
Una soluzione non c’è.

Poi ci sono persone come Maria Anastasi, incinta di nove mesi, ammazzata e bruciata dal marito e dalla sua amante, Stefania Cancelliere uccisa davanti al figlio col mattarello da un marito denunciato per stalking, Alessandra Sorrentino uccisa con le forbici piantate nello stomaco, Raachida Lakhdimi soffocata con del nastro adesivo dal marito che poi l’ha messa in un sacco nero della spazzatura perché tanto per lui era, Samantha Comelli uccisa dal cognato convinto che fosse lei la causa del matrimonio fallito e come dimenticarsi di Carmela Petruzzi, che ha salvato la sorella dal fidanzato che viveva “alienato” dal mondo credendo solo a quello che passava su Facebook (e la sorella si è persa tante coltellate in tanti posti del corpo che saranno pari ai tagli dell’anima che avrà adesso che ha scoperto di essere rimasta sola, senza sua sorella).

Queste donne sono solo alcune delle vittime, queste donne non ci sono più.
Sono quelle i cui nomi sono noti, poi ci sarà un altro mondo, quello che non viene scritto sui giornali. Le violenze domestiche e gli stupri, le aggressioni, le donne vittime di stalking. Gli uomini che sembrano ignorare le restrizioni imposte da una legge che sulla carta pare funzionare bene.

Ci sono le donne e le piccole angherie quotidiane: scippi, persone che le reputano incompetenti, capi che allungano le mani, mariti che nella quotidianità le stalkerizzano magari per nulla.
Bambine picchiate. Bambine in strada a mendicare. Prostitute bruciate, sezionate, umiliate. Quelle che incontro mentre vado a lavoro, sfatte, cotte dal sole in estate, morte di freddo in inverno. Uomini che si fermano in giacca e cravatta, sulla mitica Strada Statale 148 Pontina, uomini d’affari, padri nobili di famiglia che prima di tornare a casa si fermano per un “pompino antistress”. Me li immagino a casa, felici. Baciano moglie e figlia. Loro sono altra specie. Eppure tutte abbiamo due tette, un utero, due ovaie, il ciclo. Tutte amiamo i trucchi, i vestiti, le scarpe. Siamo accumunate da cose stupide, dalla natura. Le donne sono di più degli uomini ma contano meno di tutto.

Veniamo ridicolizzate quando portiamo la macchina (il mio vicino che mentre parcheggio mi vede, ride, e dice che sono “insicura” e vuole evitare danni alla sua nuovissima macchina, sempre inversamente proporzionale al cervello e membro; peccato che ho 12 anni di patente e gli incidenti fatti sono stati sempre causati dagli altri) quando facciamo qualcosa per cui gli uomini sono “specializzati”.
Gli stessi uomini di cui sopra si vantano spesso di essere signori, ma finora io ne conosco solo due che mi aprono la porta e mi cedono il passo. E resto stupita quando mi versano l’acqua nel bicchiere (uno) o aprono lo sportello della macchina (sempre uno).

Questi uomini si vantano di tutto, dall’educazione alla prestazione. Spesso sono figure ridicole, parvenze d’uomo, educati da padri spesso bestie, che gli hanno tramandato la bestialità.
Sono figlia di una donna che per un uomo ha smesso di lavorare, ha cambiato città, ne è dipendente e succube. Quest’uomo, mio padre, è stato educato da un uomo, mio nonno, educato a concepire le donne come oggetti. Mio padre ha ripagato l’amore di mia madre nel modo peggiore. Mia madre lo venera.
Io mi sono detta che non farò mai la stessa fine.
Mi sono ispessita, sono diventata mascolina, crudele, ho un cilicio stresso al fianco e non me ne libero. Perché la mia vita è complicata, sull’orlo della crisi perenne, sono talmente complicata che chi mi sta accanto è un uomo paziente e buono.
Diverso da mio padre.

L’Italia è il paese della Madonna Vergine che ha partorito inseminata da un essere sovrannaturale. L’Italia è il paese de “la mamma è sempre la mamma”, della cucina di mamma, di amore di mamma. Hanno tutti una grande opinione di mamma.

Ma è anche il paese che ha abolito il delitto d’onore nel 1981, dopo i referendum sull’aborto e sul divorzio, molto tempo dopo. E’ anche il paese col numero di “ginecologi obiettori” più alto. perché l’aborto, cazzo, è contro Dio.

L’Italia è il paese dove a breve si passerà dal delitto d’onore a quello d’amore con attenuanti tipo “hai ammazzato una donna?! Fa nulla era una donna”.
Dove una donna non potrà mai abortire in maniera legale e sicura, perché non è capace di decidere, dove lo stalking è lecito e giusto se sei stato mollato.

Io nel frattempo mi adeguo.

Ciao B, ciao.

Mi piace ricordare, a chi voterà Silvio, che grazie alle sue leggi ha beneficiato della prescrizione per 7 processi: Lodo Mondadori (corruzione), All Iberian (finanziamento illecito ai partiti) Consolidato Fininvest (falso in bilancio), Bilanci Fininvest (falso in bilancio), Bilanci Fininvest 1988-92 (appropriazione indebita e falso in bilancio) Lentini (falso in bilancio), Caso Mills (corruzione), due invece quelli che l’amnistia gli ha salvato il sederino d’oro: falsa testimonianza e acquisto delle terre di Macherio, infine è stato assolto perchè il fatto non è più reato, ossia per All Iberian e SME-Ariosto.

A 77 anni, è ritenuto un delinquente incallito, dice che la Merkel e Sarkozy lo hanno umiliato con quei sorrisetti (come dimenticare l’ampio gesto di apprezzamento vedendo quella tanta abbondanza giunonica di Michelle Obama) e che lui è sempre in guerra coi Presidenti della Repubblica, e non parliamo poi della magistratura, dell’IMU, di Equitalia, del Fisco, e poi, porcocazzo, lui vuole usare il telefono!

Scende in campo per te, me, lui, lei, l’altro: perché c’è la magistratocrazia, i cittadini hanno problemi con la giustizia ingiusta, perseguitatrice di poveri uomini onesti.
Scende in campo, ancora, per riformare la giustizia, per NOI.

Ora: solo io ho il vago sospetto che lo faccia, ancora, perché se non prende le redini del cavallo che fa le leggi, lui, va in galera davvero?! No perché io il cellulare lo uso, e anche se mi intercettassero, sentirebbero cose normali, non ho problemi con la giustizia perché faccio il mio dovere da cittadina e pago anche l’IMU.

E così, tanto per dire, a me mica va di avere come mio rappresentante uno che il fisco lo vuole fottere. E vuole fottere anche noi.

I’m Choosy

I’m Choosy, quando il mio direttore editoriale paga a spizzi&menozzi e io faccio ripetizioni per pagare le bollette e l’estetista e il libro che mi salverà dall’abisso della TV
I’m Choosy, quando a 18anni andavo a pulire i cessi, senza manco pensare a quello che stavo facendo.
I’m Choosy, quando da Roma vado a Napoli, aggratis, col Treno dei Matti, per fare il mio lavoro aggratis per un futuro migliore, pure se non mi reggo in piedi.

I’m Choosy, quando invece di andare a letto, correggo un pezzo di una collega e amica, perché lei è in difficoltà.

I’m Choosy, quando metto sulla bacheca del Conad “Simpatica 32enne con anni di esperienza impartisce ripetizioni a bambini delle elementari” per pagare magari anche la benzina.
I’m Choosy, quando, per scrivere e leggere, farei anche la cassiera alla Coop.

Cara Ministra Elsa Fornero, io una cosa la voglio sapere: quando avevi la mia età, eri Choosy anche te?!
E tua figlia è stata Choosy?

Ci avete chiamato Bamboccioni, Choosy, ci dite che siamo disoccupati, che se a 28anni non siamo laureati siamo dei falliti, ci chiedete scusa, perché ci avete scippato la nostra generazione.
C’è che io Choosy non lo sono mai stata. E mi girano i coglioni.
Ma grazie a te, Elsa, so una nuova parola.
Choosy.
Grazie, Elsa.

Encheiridion – Manuale di Epitteto

Le cose sono di due maniere; alcune in potere nostro, altre no.

Sono in potere nostro l’opinione, il movimento dell’animo, l’appetizione, l’aversione, in breve tutte quelle cose che sono nostri propri atti. Non sono in poter nostro il corpo, gli averi, la reputazione, e in breve quelle cose che non sono nostri atti.

Le cose poste in nostro potere sono di natura libere, non possono essere impedite ne attraversate.

Quelle altre sono deboli, schiave, sottoposte a ricevere impedimento, e per ultimo sono cose altrui.

Ricordati adunque che se tu reputerai per libere quelle cose che sono di natura schiave, e per proprie quelle che sono altrui, t’interverrà di trovare quando un ostacolo, quando un altro, essere afflitto, turbato, dolerti degli uomini e degli Dei.

Per lo contrario se tu non istimerai proprio tuo se non quello che è tuo veramente, e se terrai che sia d’altri quello che è veramente d’altri, nessuno mai ti potrà sforzare, nessuno impedire, tu non ti dorrai di nessuno, non incolperai chicchessia, non avrai nessuno inimico, nessuno ti nocerà, essendo che in effetto tu non riceverai nocumento veruno.
[…]
Abbi cura di ricordare a te medesimo il vero essere di ciascheduna cosa che ti diletta o che tu ami o che ti serve ad alcuno uso, incominciando dalle più picciole.
Se tu ami una pentola, di’ a te stesso: io amo una pentola; perciocché se ella si spezzerà, tu non avrai però l’animo alterato. Se tu bacerai per avventura un Uomo o una Donna, dirai teco stesso:
io bacio un mortale; acciocché perdendo quell’ Uomo o quella Donna, tu non abbi perciò a turbarti.

Andare a cogliere le olive a Bitonto

Prendete 4 ragazze giovani simpatiche e carine – una giornalista appassionata di cronaca nera e cadaveri, una photo editor appassionata di reportage sociale, un’addetta a montaggio e produzione video, una che si occupa di diritti e integrazione – mettetele dentro la libreria Arion al Palazzo dell Esposizioni di Roma, davanti a Mario Sechi. Che dice, in tranquillità e onestà, che l’Italia è afflitta da una cosa che si chiama “Gerontocrazia Democratica” e ti fa pensare in un lampo che Berlusconi nel 2013 si ricandiderà, ancora, e che avrà 77 anni. E se li porterà benissimo. Sechi, che la photo editor reputava una Bestia Nera, fa un rapido confronto con gli altri “Leader” europei e non: in media, 50anni, giovani, istruiti, sposati, forse monogami.

E’ lanciatissimo, Sechi, nel dirci che la politica noi giovani ce la dobbiamo prendere e che siamo un po’ troppo delicatucci e rifiutiamo spesso lavori “degradanti”. Ecco, è così che quando dice “io a 14anni andavo a lavorare in campagna”, a me e Pamela ci è venuto in mente che possiamo mollare gli anni di studio, la fatica, le foto io e i tagli ai “I menù di Benedetta” lei, e andare a raccogliere le olive a Bitonto.

Ero partita con le migliori intenzioni di scrivere un post su quanto noi giovani siamo disperati e davvero afflitti ma non ce la faccio proprio.

Vi dico solo che andremo a raccogliere le olive a Bitonto. E pure a Molfetta.

Prima Difesa. Di chi?

Li vorrei vedere i documenti che Simona Cenni e altra gente definisce fondamentali per chiarire – se di chiarezza possiamo parlare – che i 4 poliziotti che hanno malmenato Federico Aldovrandi, 18anni, sono innocenti e hanno fatto “il loro lavoro”.
C’è un’autopsia e 3 gradi di giudizio, nel frattempo questi documenti in ogni caso non sono mai stati pubblicati e lì allora ti viene da pensare al marcio.
C’è che due manganelli spaccati addosso a un ragazzo di 18anni li tolleri male.
Specie perché non si trattava di uno stadio pieno di Ultras.
Ma di quattro poliziotti e un ragazzo.
Quattro poliziotti fra cui una donna.
Vorrei ricordare che Fedrico è morto per “asfissia da posizione”, torace sull’asfalto e poliziotti sulla schiena.
Questo post è scritto da una figlia di militare che non ha mai patito le regole militari e a cui è stato insegnato che due cose vanno protette: i diritti e i deboli.
Porto rispetto per le forze armate e spesso penso che siano pagati troppo poco per un lavoro e un compito così carico di responsabilità e di pericoli. Io me li vedo quelli allo stadio, con un’uniforme da niente addosso, un dio che si chiama Tonfa, rapporto di un poliziotto per 10 ultras. E penso che nella loro testa c’è la voce della figlia, del figlio delle fidanzate, che risuona e che il loro pensiero sia “voglio tornare a casa” perché sono uomini oltre che poliziotti.
Sono uomini in divisa. Non bestie in divisa.
Perché se TU picchi un ragazzo di 18anni e scrivi che la madre ha allevato un cucciolo di maiale, penso anche a tua madre ed a che tipo di bestia ha allevato.
Quando leggo A.C.A.B, quando lo sento in bocca a ragazzini di pochi anni che non sanno nemmeno cosa vuol dire, mi ribolle il sangue.
Credo che sulla Diaz non si sia fatto chiarezza e che Placanica era un ragazzetto troppo fragile per stare in quella camionetta e che deve aver avuto paura e che Carlo Giuliani non è un martire, nemmeno un santo, nemmeno una bestia. Era un ragazzo come Placanica.
Solo che stava dall’altra parte.
Penso che a Genova gente si è allordata non solo la divisa ma anche l’anima e che chi stava sopra ha fatto danni che chi stava sotto non poteva fermare.
Tacciatemi di essere una fascista, me ne frego.
Solo che qui si tratta di persone che non sono tornate a casa: Federico, Giuseppe, Stefano. Solo per dirne 3 che sono finiti almeno in terza pagina.
Se muore nel sonno un detenuto a Regina Coeli, se un altro si stacca i lobi e li mangia a Viterbo, se altri si impiccano, se lo stato non riesce a rieducare, correggere e proteggere chi ha sbagliato allora non siamo in uno stato democratico.
Se non istruisci le Forze Armate a una cosa chiamata “moralità”, non sei uno stato.
Perché le nostre “Forze” Armate sono spesso composte da gente che per “sbancare” la vita del paesello se ne va a fare “il militare” perché il 27 lo stipendio arriva sempre e se vai in missione ci guadagni di più e allora manca una cosa che si chiama “moralità” e un’altra che sia chiama “vocazione”.
I soldi sono il motivo principale, la sicurezza viene dopo, e molto dopo ci sono quelli che ci credono e me li immagino a casa, disperati dopo troppe ore di lavoro.

Perché è un carico che ti porti appresso quello che vedi in mezzo alla strada, quando vai a vedere ragazzi morti per strada, donne sfruttate, gente maltrattata, e che torni a casa e vedi tua figlia, tuo figlio, tua moglie o tua madre e pensi solo “Cazzo”.
Perché bisogna andare a fondo delle cause, bisogna scavare a fondo nelle teste e soprattutto bisogna evitare gli estremismi che spesso vanno a braccetto con le Forze Armate.

Associazioni come “Prima Difesa” fanno paura. Specie nella mitica era dei Social Network.
Per la maleducazione la rabbia di chi amministra questa associazione, per le persone che mettono davanti una divisa per giustificare la definizione “cucciolo di maiale”, insultare una madre che affronta una via crucis infinita e allora una parte di te spera che ci siano altre madri che possano piangere perché i loro “cuccioli di maiale” possano finire soffocati e malmenati, per provare lo stesso dolore della mamma di Federico. Perché qui c’è una madre, un figlio morto, 4 persone fra cui una donna, mi piace ricordarlo, che qualcosa hanno fatto perché due manganelli non si rompono così.
E allora.. dove si va?
Da nessuna parte. Perché il sistema è corrotto, di più, è corroso. Nella parte più importante, nella moralità. Perché non c’è la punizione e nemmeno la rieducazione. Perché grazie a indulti e cazzate varie, un ragazzo di 31anni che nel 2003 ha ucciso e bruciato la fidanzata incinta perché non voleva sposarlo – ci piace ricordare che si chiamava Vanessa – è fuori. Perché grazie a indulti vari, i 4 poliziotti, fra cui una donna, forse mamma, non si faranno nemmeno un giorno di carcere e hanno schiere di “compagni” che li appoggiano e inneggiano.
Ecco, mio padre li chiamava “Gli esaltati”. E lui stesso li odiava.

Perché con le forze armate ho confidenza. E ci credo ancora. Nella moralità no, non più. Da un pezzo.

#3

Qualcuno ti dirà: “E’ andata così.”
No, abbiamo voluto che andasse così. E riguardo quella strana teoria di quel che vorresti e non c’è mai, ho ascoltato davvero parlare per una volta le mie richieste profonde. Le ferite si chiudono, ci vuole un po’ ma si chiudono. Quelle della pelle si chiudono tutte. Quelle della mente invece si riaprono a piacimento quando meno te lo aspetti. Inseguiti e inseguitori hanno le stesse paure, scappano da se stessi e rincorrono se stessi. A fuggire sempre alle lunghe manca il fiato e ad attendere troppo si finisce per stancarsi di ciò che si aspetta. Poi accade un momento di distrazione in cui ci si ferma entrambi e ci si accorge assurdamente di essere già troppo lontani, lontanissimi, davvero troppo ormai per riconoscersi.

#2

Voglio dirti che forse non siamo stati un bel sogno ma neppure una brutta realtà. Voglio dirti che si possono percorrere anni luce in una sola notte. Che c’è chi si sente l’anima gemella di un altro, chi bestemmia amore fuori senza averne dentro, chi inganna il silenzio con finte parole, chi si spreca nei letti di chiunque. E poi ci siamo noi, che dove siamo stati non lo so, ma siamo stati qualcosa comunque.

Massimo Bisotti.